venerdì 17 aprile 2009

Che parole?


Che parole bisogna dire per dare gioia?
Che parole bisogna dire per dare felicità?
Bisogna dire amicizia?
Bisogna dire concordia?
Bisogna dire anche libertà?
O bisogna prenderti la mano?
Che parole bisogna dire per dare Amore?
Che parole bisogna dire per dare tenerezza?
Bisogna dire ti amo? Bisogna dire sempre?
Bisogna dire anche bambini? O bisogna prenderti la mano?
Che parole bisogna dire? Che parole?
E se non dico niente, se taccio?
Se ti guardo semplicemente
E se ti sorrido
Allora la mia mano prenderà da sola la tua
E tu sentirai queste parole
Nel mio silenzio

Un magnifico bambù


In un magnifico giardino cresceva un bambù dal nobile aspetto.
Il Signore del giardino lo amava più di tutti gli altri alberi. Anno dopo anno, il bambù cresceva e si faceva robusto e bello. Perché il bambù sapeva bene che il Signore lo amava e ne era felice.
Un giorno, il Signore si avvicinò al suo amato albero e gli disse: "Caro bambù, ho bisogno di te".
Il magnifico albero sentì che era venuto il momento per cui era stato creato e disse, con grande gioia: "Signore, sono pronto. Fa' di me l'uso che vuoi".
La voce del Signore era grave: "Per usarti devo abbatterti!"
Il bambù si spaventò: "Abbattermi, Signore? Io, il più bello degli alberi del tuo giardino? No, per favore, no! Usami per la tua gioia, Signore, ma per favore, non abbattermi".
"Mio caro, bambù", continuò il Signore, "se non posso abbatterti, non posso usarti".
Il giardino piombò in un profondo silenzio. Anche il vento smise di soffiare.
Lentamente il bambù chinò la sua magnifica chioma e sussurrò: "Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, abbattimi".
"Mio caro bambù", disse ancora il Signore, "non solo devo abbatterti, ma anche tagliarti i rami e le foglie".
"Mio Signore, abbi pietà. Distruggi la mia bellezza, ma lasciami i rami e le foglie!".
Il sole nascose il suo volto, una farfalla inorridita volò via.
Tremando, il bambù disse fiocamente: "Signore, tagliali".
"Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo spaccarti in due e strapparti il cuore. Se non posso fare questo, non posso usarti".
Il bambù si chinò fino a terra e mormorò: "Signore, spacca e strappa".
Così il Signore del giardino abbatté il bambù, tagliò i rami e le foglie, lo spaccò in due e gli estirpò il cuore. Poi lo portò dove sgorgava una fonte di acqua fresca, vicino ai suoi campi che soffrivano per la siccità. Delicatamente collegò alla sorgente una estremità dell'amato bambù e diresse l'altra verso i campi inariditi.
La chiara, fresca, dolce acqua prese a scorrere nel corpo del bambù e raggiunse i campi. Fu piantato il riso e il raccolto fu ottimo.
Così il bambù divenne una grande benedizione, anche se era stato abbattuto e distrutto.
Quando era un albero stupendo, viveva solo per se stesso e si specchiava nella propria bellezza.
Stroncato, ferito e sfigurato era diventato un canale, che il Signore usava per rendere fecondo il suo regno.

Come sabbia...


Una madre e suo figlio stanno camminando sulla spiaggia. Ad un certo punto il bambino dice:"Mamma come si fa a mantenere un’amicizia?" La madre guarda il figlio sorridendo e poi gli dice: "Raccogli un po’ di sabbia." Il ragazzo si china e raccoglie una manciata di sabbia finissima. La madre allora, sempre sorridendo: "Ora stringi il pugno…" Il ragazzo stringe la mano attorno alla sabbia e vede che, più stringe, più la sabbia gli esce dalla mano. "Mamma, la sabbia se ne scappa…" "Lo so, caro…Ora tieni la mano completamente aperta…" Il ragazzo ubbidisce, ma una folata di vento porta via parte della rimanente. "Anche così non riesco a tenerla…" E la madre, sempre sorridendo: "Adesso raccogline un altro po’, e tienila con la mano aperta a cucchiaio…così.. abbastanza chiusa per custodire, e abbastanza aperta per la libertà".

Il ragazzo riprova, e questa volta la sabbia non sfugge dalla mano...



giovedì 9 aprile 2009

Valuterei le cose, non per il loro valore, ma per ciò che significano

Gabriel Garcìa Màrquez premio Nobel per la letteratura (1982) scrittore e giornalista, uno dei più brillanti scrittori latinoamericani, si è ritirato dalla vita pubblica per ragioni di salute. Ora che sembra essere sempre più grave ha lasciato una lettera di congedo di cui vi raccomando la lettura.

Dormirei poco, sognerei di più, essendo cosciente che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei avanti quando gli altri si ritirano, mi sveglierei quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al cioccolato.
Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice, e prima di tutto butterei me stesso in fronte al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.
Dio mio se avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l’arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio dei loro petali.
Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni uomo e ad ogni donna che sono i miei prediletti e vivrei innamorato dell’amore.
Mostrerei agli uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi!
A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con la dimenticanza.
Ho imparato così tanto da voi, Uomini... Ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l’ha catturato per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall’alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Da voi ho imparato così tante cose, ma in verità non saranno granchè utili, perchè quando mi metteranno in questa valigia, starò purtroppo per morire.
Dì sempre ciò che senti e fa’ ciò che pensi.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti guardo mentre ti addormenti, ti abbraccerei fortemente e pregherei il Signore per poter essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che sento la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterle ascoltare una e più volte ancora.
Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo, direi “ti amo” e non darei scioccamente per scontato che già lo sai.
Sempre c’è un domani e la vita ci dà un’altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò.
Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l’ultima volta che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perchè se il domani non arrivasse, sicuramente compiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio e che eri troppo occupato per regalare un ultimo desiderio.
Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli “mi spiace”, “perdonami”, “per favore”, “grazie” e tutte le parole d’amore che conosci.Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto sono importanti
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Gabriel Garcìa Màrquez