mercoledì 16 dicembre 2009

Le quattro candele


Le quattro candele bruciavano lentamente, l’atmosfera era così sottile che le si potevano sentire parlare.

La prima candela disse: "Io sono la Pace, ma in questi giorni, nessuno mi vuole tenere accesa.” Quindi fiamma della Pace diminuì lentamente fino a spegnersi completamente.
La seconda candela disse: "Io sono la Fede, ma in questi giorni, non sono indispensabile". Quindi la fiamma della fede diminuì lentamente fino a spegnersi.


La terza candela disse: " Io sono l’Amore e non ho più la forza per restare ancora accesa. Le persone mi mettono da parte e si dimenticano di amare persino coloro che sono vicini” e la candela si spense completamente.

Entrò nella stanza un bambino e vedendo le tre candele spente cominciò a piangere. “Perché non bruciate? Dovreste restare accese fino alla fine!”

Si fece avanti la quarta candela che disse al bambino: “Non temere, sono la Speranza e finché sono ancora accesa possiamo riaccendere le altre candele.” Con gli occhi luminosi di gioia il bimbo prese la candela della Speranza e riaccese tutte e tre le candele.

Fate che la fiamma della Speranza non si spenga mai e la Pace, la Fede e l’Amore brilleranno sempre nella vostra vita.

giovedì 26 novembre 2009

Bhagavath Geetha e il cesto del carbone


C’era una volta un vecchio contadino che viveva in una fattoria sulla montagna insieme al giovane nipote. Ogni mattina il nonno si alzava presto per sedersi in cucina a leggere la Bhagavath Geetha. Suo nipote desiderava essere proprio come lui e provava ad imitarlo in ogni cosa.
Un giorno il nipote disse: “ Nonno, provo a leggere la Bhagavath Geetha esattamente come fai tu, ma non la capisco e quello che capisco lo dimentico non appena chiudo il libro. A che serve leggere la Bhagavath Geetha? "
Il nonno che stava mettendo il carbone nella stufa si girò con calma e chiese: “Porta questo cesto per il carbone al fiume e riportamelo pieno d’acqua. “
Il ragazzo fece quello che gli fu chiesto, ma tutta l’acqua colò fuori dalla cesta ancor prima che arrivasse a casa. Ridendo il nonno gli disse: “ La prossima volta prova a correre un po’ più veloce “ e lo mandò di nuovo al fiume con la cesta per riprovare. Questa volta il ragazzo corse ancora più di fretta, ma il cesto era di nuovo vuoto ancor prima che arrivasse a casa. Senza fiato disse al nonno che era impossibile postare l’acqua in quel modo e che sarebbe stato necessario un secchio.
L’anziano rispose: “Non voglio un secchio d’acqua, voglio un cesto d’acqua. Non ti stai impegnando abbastanza “ e uscì dalla porta per vedere il ragazzo riprovare.
A questo punto il ragazzo pur sapendo che sarebbe stata un’impresa impossibile volle dimostrare al nonno che l’acqua sarebbe colata via ancor prima di raggiungere casa.
Immerse la cesta nel fiume e corse veloce, ma quando arrivò il cesto era di nuovo vuoto. Senza fiato disse: “ Vedi nonno, è inutile!”
"Perché pensi che sia inutile?” disse l’anziano, “ Guarda il cesto.” Il ragazzo guardò il cesto e per la prima volta si rese conto che era diverso. Era stato trasformato da uno sporco vecchio cesto di carbone in un cesto pulito dentro e fuori.
"Figlio, succede la stessa cosa quando si legge la Bhagavath Geetha. Si potrebbe non capire o ricordare tutto, ma quando la si legge si viene trasformati, dentro e fuori.

domenica 28 giugno 2009

Vivere con consapevolezza

Un giorno Buddha era in profonda meditazione sulle occupazioni mondane e il modo per instillare bontà negli esseri umani.





Gli si avvicinò uno dei suoi discepoli che umilmente chiese: “ Oh mio Maestro! Poichè sei tanto preoccupato per il mondo e per gli altri, perché non ti prendi cura anche del benessere e delle esigenze dei tuoi discepoli?“
Buddha: "OK... Dimmi in che modo ti posso aiutare."
Discepolo: "Maestro! La mio abito è logoro oltre decenza. Potrei averne uno nuovo per favore?"
Buddha constatò che la tunica era davvero molto lisa ed era necessario sostituirla. Chiese all’incaricato del magazzino di fornire al discepolo una nuova tunica da indossare. Il discepolo ringraziò Buddha, e si ritirò nella sua camera.
Dopo poco Buddha andò dal discepolo e gli chiese: “E’ comodo il tuo nuovo abito? Hai bisogno di qualcos’altro?”
Discepolo: "Grazie mio Maestro. L’abito è davvero molto comodo e non ho bisogno di nient’altro.”
Buddha: "Avendo ricevuto una tunica nuova cosa ne hai fatto di quella vecchia?” Discepolo: "La sto usando come copriletto.”
Buddha: "Allora, …..spero che ti sei liberato del tuo vecchio copriletto."
Discepolo: "No….no, Maestro. Sto usando il mio vecchio copriletto al posto della tenda.”
Buddha: “ E che ne è stato della tua vecchia tenda? “
Discepolo: "Viene usata per maneggiare gli utensili bollenti in cucina.”
Buddha: "Oh.. capisco….Mi sai dire che ne è stato del vecchio straccio che usavano in cucina?"
Discepolo: "Lo usano per lavarci il pavimento.”
Buddha: "E allora…il vecchio straccio usato per per lavare il pavimento….?"
Discepolo: "Maestro, era talmente sfilacciato che non si poteva trovare modo migliore per farne buon uso altro che come stoppino per la lampada ad olio, che ora sta illuminando il nostro studio….”
Buddha sorrise con soddisfazione e se ne andò nella sua camera.



venerdì 19 giugno 2009

L'esperienza del silenzio

Un uomo si recò da un monaco di clausura.
Gli chiese: "Che cosa impari mai dalla tua vita di silenzio?".
Il monaco stava attingendo acqua da un pozzo e disse al suo visitatore: "Guarda giù nel pozzo! Che cosa vedi?".
L'uomo guardò nel pozzo. "Non vedo niente".
Dopo un po' di tempo, in cui rimase perfettamente immobile, il monaco disse al visitatore: "Guarda ora! Che cosa vedi nel pozzo?".
L'uomo ubbidì e rispose: "Ora vedo me stesso: mi specchio nell'acqua".
Il monaco disse: "Vedi, quando io immergo il secchio, l'acqua è agitata. Ora invece l'acqua è tranquilla. E questa l'esperienza del silenzio: l'uomo vede se stesso!".

domenica 14 giugno 2009

Il modo di dire le cose

Un mattino, come spesso accadeva, il califfo Hamn al-Rashid chiamò un indovino e gli raccontò il seguente sogno: "Ho sognato che i miei denti cadevano l'uno dopo l'altro e alla fine la mia bocca restava senza denti. Cosa ne pensi?".
"Oh! signore, non è un buon segno. Il sogno significa che i tuoi parenti moriranno prima di te e tu rimarrai solo! " gli disse l'indovino. Il califfo si rattristò e si infuriò a tal punto che ordinò all'esperto di non farsi più vedere.
Quindi raccontò il sogno ad un altro mago. Questi gli rispose:"Oh! mio signore, è un buon segno. Il sogno prevede che la tua vita sarà lunga e che tu sopravviverai ai tuoi parenti e camperai più di tutti!".
Il califfo tutto contento disse: "Che bel sogno!", e diede cento denari all'esperto che lo aveva interpretato così bene.
Poi chiamò il visir e gli ordinò di cercare il primo indovino e di chiedergli scusa per come era stato cacciato dal palazzo. In fondo, il primo gli aveva rivelato la medesima cosa, ma aveva sbagliato la maniera di dirla.

venerdì 17 aprile 2009

Che parole?


Che parole bisogna dire per dare gioia?
Che parole bisogna dire per dare felicità?
Bisogna dire amicizia?
Bisogna dire concordia?
Bisogna dire anche libertà?
O bisogna prenderti la mano?
Che parole bisogna dire per dare Amore?
Che parole bisogna dire per dare tenerezza?
Bisogna dire ti amo? Bisogna dire sempre?
Bisogna dire anche bambini? O bisogna prenderti la mano?
Che parole bisogna dire? Che parole?
E se non dico niente, se taccio?
Se ti guardo semplicemente
E se ti sorrido
Allora la mia mano prenderà da sola la tua
E tu sentirai queste parole
Nel mio silenzio

Un magnifico bambù


In un magnifico giardino cresceva un bambù dal nobile aspetto.
Il Signore del giardino lo amava più di tutti gli altri alberi. Anno dopo anno, il bambù cresceva e si faceva robusto e bello. Perché il bambù sapeva bene che il Signore lo amava e ne era felice.
Un giorno, il Signore si avvicinò al suo amato albero e gli disse: "Caro bambù, ho bisogno di te".
Il magnifico albero sentì che era venuto il momento per cui era stato creato e disse, con grande gioia: "Signore, sono pronto. Fa' di me l'uso che vuoi".
La voce del Signore era grave: "Per usarti devo abbatterti!"
Il bambù si spaventò: "Abbattermi, Signore? Io, il più bello degli alberi del tuo giardino? No, per favore, no! Usami per la tua gioia, Signore, ma per favore, non abbattermi".
"Mio caro, bambù", continuò il Signore, "se non posso abbatterti, non posso usarti".
Il giardino piombò in un profondo silenzio. Anche il vento smise di soffiare.
Lentamente il bambù chinò la sua magnifica chioma e sussurrò: "Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, abbattimi".
"Mio caro bambù", disse ancora il Signore, "non solo devo abbatterti, ma anche tagliarti i rami e le foglie".
"Mio Signore, abbi pietà. Distruggi la mia bellezza, ma lasciami i rami e le foglie!".
Il sole nascose il suo volto, una farfalla inorridita volò via.
Tremando, il bambù disse fiocamente: "Signore, tagliali".
"Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo spaccarti in due e strapparti il cuore. Se non posso fare questo, non posso usarti".
Il bambù si chinò fino a terra e mormorò: "Signore, spacca e strappa".
Così il Signore del giardino abbatté il bambù, tagliò i rami e le foglie, lo spaccò in due e gli estirpò il cuore. Poi lo portò dove sgorgava una fonte di acqua fresca, vicino ai suoi campi che soffrivano per la siccità. Delicatamente collegò alla sorgente una estremità dell'amato bambù e diresse l'altra verso i campi inariditi.
La chiara, fresca, dolce acqua prese a scorrere nel corpo del bambù e raggiunse i campi. Fu piantato il riso e il raccolto fu ottimo.
Così il bambù divenne una grande benedizione, anche se era stato abbattuto e distrutto.
Quando era un albero stupendo, viveva solo per se stesso e si specchiava nella propria bellezza.
Stroncato, ferito e sfigurato era diventato un canale, che il Signore usava per rendere fecondo il suo regno.

Come sabbia...


Una madre e suo figlio stanno camminando sulla spiaggia. Ad un certo punto il bambino dice:"Mamma come si fa a mantenere un’amicizia?" La madre guarda il figlio sorridendo e poi gli dice: "Raccogli un po’ di sabbia." Il ragazzo si china e raccoglie una manciata di sabbia finissima. La madre allora, sempre sorridendo: "Ora stringi il pugno…" Il ragazzo stringe la mano attorno alla sabbia e vede che, più stringe, più la sabbia gli esce dalla mano. "Mamma, la sabbia se ne scappa…" "Lo so, caro…Ora tieni la mano completamente aperta…" Il ragazzo ubbidisce, ma una folata di vento porta via parte della rimanente. "Anche così non riesco a tenerla…" E la madre, sempre sorridendo: "Adesso raccogline un altro po’, e tienila con la mano aperta a cucchiaio…così.. abbastanza chiusa per custodire, e abbastanza aperta per la libertà".

Il ragazzo riprova, e questa volta la sabbia non sfugge dalla mano...



giovedì 9 aprile 2009

Valuterei le cose, non per il loro valore, ma per ciò che significano

Gabriel Garcìa Màrquez premio Nobel per la letteratura (1982) scrittore e giornalista, uno dei più brillanti scrittori latinoamericani, si è ritirato dalla vita pubblica per ragioni di salute. Ora che sembra essere sempre più grave ha lasciato una lettera di congedo di cui vi raccomando la lettura.

Dormirei poco, sognerei di più, essendo cosciente che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei avanti quando gli altri si ritirano, mi sveglierei quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al cioccolato.
Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice, e prima di tutto butterei me stesso in fronte al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.
Dio mio se avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l’arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio dei loro petali.
Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni uomo e ad ogni donna che sono i miei prediletti e vivrei innamorato dell’amore.
Mostrerei agli uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi!
A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con la dimenticanza.
Ho imparato così tanto da voi, Uomini... Ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l’ha catturato per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall’alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Da voi ho imparato così tante cose, ma in verità non saranno granchè utili, perchè quando mi metteranno in questa valigia, starò purtroppo per morire.
Dì sempre ciò che senti e fa’ ciò che pensi.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti guardo mentre ti addormenti, ti abbraccerei fortemente e pregherei il Signore per poter essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che sento la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterle ascoltare una e più volte ancora.
Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo, direi “ti amo” e non darei scioccamente per scontato che già lo sai.
Sempre c’è un domani e la vita ci dà un’altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò.
Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l’ultima volta che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perchè se il domani non arrivasse, sicuramente compiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio e che eri troppo occupato per regalare un ultimo desiderio.
Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli “mi spiace”, “perdonami”, “per favore”, “grazie” e tutte le parole d’amore che conosci.Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto sono importanti
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Gabriel Garcìa Màrquez

lunedì 23 marzo 2009

Le quattro mogli

C’era un ricco commerciante che aveva quattro mogli
La moglie che amava di più era la quarta. La vestiva con vestiti lussuosi e le concedeva ogni delicatezza. Si occupava di lei con la massima cura e non le negava le cose migliori.
Amava molto anche la terza moglie. Era molto orgoglioso di lei e cercava sempre di mostrarla ai suoi amici. Eppure il mercante aveva molta paura che potesse fuggire con qualche altro uomo.
Amava molto anche la sua seconda moglie. Si trattava di una persona molto paziente ed egli la considerava la sua confidente. Ogni qualvolta che si trovava a dover affrontare qualche problema si rivolgeva alla sua seconda moglie ed essa lo aiutava a superare il momento difficile.
La prima moglie infine era una compagna molto fedele e tuttavia il commerciante non l’amava e ben difficilmente seguiva il suo consiglio.
Un giorno il commerciante si ammalò e si rese conto che non avrebbe avuto più molto da vivere. Pensando alla sua vita lussuosa diceva a se stesso: “E’ vero che ho quattro mogli, ma quando muoio sarò solo. Ah quanto sarò solo! Disse alla quarta moglie: “ Ti ho amato più di ogni altra donna, ti ho rivestito degli abiti più raffinati e non ho trascurato per te nessuna cura. Ora sto morendo, vuoi seguirmi e continuare a farmi compagnia?” “Certo che no!” esclamò la quarta moglie e si allontanò senza dire altro. La risposta trafisse il cuore del mercante come un coltello affilato.
Triste, il mercante disse allora alla terza moglie: “Ti ho amato tanto per il tutto il corso della mia vita. Ora sto morendo, vuoi seguirmi e tenermi compagnia?” “No, rispose la terza moglie, la vita è davvero buona qui, e mi risposerò quando tu morirai!” Il cuore del mercante divenne freddo come ghiaccio.
Disse allora alla seconda moglie: “ Mi sono sempre rivolto a te e tu mi hai sempre aiutato. Adesso ti chiedo di aiutarmi ancora. Sto morendo, vuoi seguirmi e tenermi compagnia?”. “Mi dispiace, questa volta non posso aiutarti, disse la seconda moglie, al massimo posso farti seppellire”. Questa risposta colpì il mercante come un fulmine e ne fu devastato.
Sentì un grido: “Io verrò con te, ti seguirò ovunque tu andrai”. Il mercante guardò su e vide la sua prima moglie. Era così magra da sembrare denutrita. Molto dispiaciuto il mercante disse: “Avrei dovuto occuparmi meglio di te”.
Ebbene ognuno di noi prende quattro mogli nella sua vita.
La quarta moglie è il tuo corpo. Non importa lo sforzo con il quale lo curi, lo dovrai lasciare.
La tua terza moglie è ciò che possiedi, la tua condizione, la tua ricchezza. Quando muori tutto va agli altri.
La seconda moglie sono la tua famiglia e i tuoi amici. Per quanto ci stiano vicini nella vita non possono stare con te nella morte..
La prima moglie è invece la tua anima. Tanto trascurata e negletta nella ricerca dei beni materiali e dei piaceri sensuali. E’ davvero l’unica cosa che ti segue ovunque tu vada.

giovedì 19 marzo 2009

Senza Parlare...


"Senza parlare sei arrivata come una vera regina,
di nascosto hai posato i piedi dentro l'anima.


Rabindranath Tagore


“Mi fermerò senza dubbio, stupìto
Se mai ci ritroveremo in una vita futura,
nel cammino e alla luce d’un altro mondo lontano.
Capirò che i tuoi occhi, simili alle stelle dell’alba,
sono appartenuti a questo cielo notturno
e dimenticato d’una vita passata.
Si, comprenderò che la magia del tuo viso,
è pronta ancora al balenare appassionato del mio sguardo,
in un incontro immemorabile e che al mio amore
tu devi un mistero di cui non conosci più l’origine”.



Rabindranath Tagore

sabato 14 marzo 2009

Il vecchio e lo scorpione

Una mattina, dopo aver finito la sua meditazione, il vecchio aprì gli occhi e vide uno scorpione che galleggiava impotente nell’acqua. Quando lo scorpione fu trascinato dalla corrente più vicino all’albero, il vecchio velocemente si allungò su una delle lunghe radici che si diramavano nel fiume per salvare la creatura che stava annegando. Non appena lo toccò, lo scorpione lo punse. Istintivamente l’uomo ritirò la mano. Un minuto più tardi, dopo aver ritrovato il suo equilibrio si allungò nuovamente dalle radici per salvare lo scorpione. Questa volta lo scorpione lo punse così forte con la sua coda velenosa che la mano si gonfiò e sanguinò e il volto si contorse in una smorfia di dolore.
In quel momento un passante vide il vecchio allungato sulle radici che lottava per salvare lo scorpione e gli gridò: “ Hei, stupido vecchio, ti sei bevuto il cervello? Solo un folle rischierebbe la vita per salvare una creatura brutta e cattiva. Non lo sai che potresti anche morire per provare a salvare quell’ingrato scorpione?”
Il vecchio girò la testa. Guardando negli occhi dello sconosciuto, disse con calma: “Amico mio, solo perché è nella natura dello scorpione pungere, non cambia la mia natura di salvare.”

venerdì 13 marzo 2009

Madre...


Possa ogni mia azione
essere un'adorazione a Te
compiuta con completo abbandono,
possa ogni suono delle mie labbra
essere un canto del Tuo grande mantra,
possa ogni gesto delle mie mani
essere un mudra in Tua venerazione,
possa ogni mio passo
essere una circumambulazione intorno a Te,
possa tutto ciò che mangio e bevo
essere un'offerta al Tuo fuoco sacro,
possa il mio riposo
essere una prostrazione a Te.
Madre, possa ogni mia azione,
ed ogni mia gioia,
essere in Tua lode.


mercoledì 11 marzo 2009

Ad AMMA

Offro umilmente questo blog ai piedi di loto
del mio amato Satguru,
Sri Mata Amritanandamayi Devi

Questo nuovo BLOG nasce il giorno del festifal di HOLI. In India il Festival di HOLI è la festa dei colori e della gioia. Si celebra per dare il benvenuto alla primavera quando anche la Natura sboccia in una profusìone di colori e per conquistare il favore degli Dei nell'auspicìo della fertilità e di un ricco raccolto.

Come per tutti i festival indù ci sono molte interessanti leggende che si riferiscono ad Holi che viene anche associato all'Amore eterno fra Krishna e Radha.


Possa la vita di ognuno essere sempre un gioioso e colorato festival!

Namah Shivaya
sukhrita